Roma, 11 novembre 2022 – Quanto è vulnerabile il sistema energetico italiano rispetto agli aumenti del prezzo del gas. Quali criticità stanno affrontando le imprese dell’energia e il sistema di stoccaggio. Cosa si può fare per calmierare gli effetti della crisi in atto. Questi i temi al centro del brief degli analisti di CDP dal titolo ‘Il sistema energetico italiano alla prova dell’inverno’ che mostra le potenziali minacce in vista dell’arrivo della stagione più fredda e individua possibili soluzioni di breve e medio-lungo termine.
Nei mesi estivi, il prezzo del gas in Europa ha raggiunto livelli record rispetto agli ultimi cinquant’anni. Dopo il picco di agosto, dovuto principalmente alla corsa al riempimento degli stoccaggi e alle forti incertezze sulle forniture, da settembre le quotazioni sono in calo. Ancora oggi, tuttavia, restano di dieci volte superiori ai livelli registrati prima della pandemia.
L’Italia è uno dei Paesi europei più vulnerabili a questi rincari: è maggiore, infatti, l’incidenza del gas importato sia come fonte di produzione di energia elettrica – il 45% contro una media Ue del 18% - sia come voce di consumo diretto da parte di imprese e famiglie – il 29% a fronte del 16% europeo1. In particolare, oltre la metà delle utenze di famiglie e imprese nel nostro Paese è esposta contrattualmente alla volatilità dei prezzi dell’energia.
A causa degli elevati prezzi di gas e elettricità, sono due i principali fattori da monitorare con attenzione: i bilanci di imprese energetiche e utenti finali (famiglie e imprese non energetiche) e l’eventuale necessità di ricorrere in misura crescente agli stoccaggi.
I maggiori costi di approvvigionamento di gas rischiano di avere un impatto sulla redditività degli operatori energetici: secondo le stime dell’ISTAT, nello scenario peggiore fino al 45% delle imprese del settore potrebbe registrare delle perdite nell’anno in corso. In questo contesto, i più colpiti sarebbero i piccoli operatori commerciali che si approvvigionano sui mercati all’ingrosso dell’energia necessaria a rifornire i propri clienti sul territorio.
A pesare ulteriormente sui bilanci delle aziende energetiche concorre il potenziale aumento della morosità da parte delle utenze finali a causa del raddoppio dei costi delle bollette.
Il secondo punto d’attenzione riguarda l’andamento degli stoccaggi prima della fine dell’inverno, a fronte degli elevati costi sostenuti per il riempimento degli stessi. Sebbene, infatti, la strategia messa in atto dal Governo abbia consentito di superare l’obiettivo del 90% di riempimento degli stoccaggi, in assenza delle misure di contenimento dei consumi previste dal relativo Piano Nazionale, nel caso di interruzione totale dei flussi di gas dalla Russia verso l’Europa, l’Italia questo inverno sarebbe costretta a intaccare la quota di riserve strategiche. La situazione risulterebbe ancora più grave, con esaurimento degli stoccaggi, qualora le forniture dal Mare del Nord venissero dirottate, totalmente o in parte, verso altri Paesi europei.
Le misure straordinarie di contrasto agli effetti della crisi energetica previste dal regolamento approvato lo scorso 6 ottobre dal Consiglio della Ue, seppure importanti, da sole non sono in grado di incidere in modo decisivo sui maggiori costi sostenuti dal sistema economico italiano.
Per far fronte a queste problematiche occorrerebbe: da un lato, affiancare alle soluzioni di emergenza già approvate a Bruxelles un intervento coordinato su un tetto al prezzo del gas importato; dall’altro, perseguire strategie più strutturali per la sicurezza del sistema energetico, quali la diversificazione degli approvvigionamenti di gas e la riduzione della dipendenza dalle fonti fossili.
Per approfondire il tema è possibile accedere alla versione integrale del brief al seguente link.
1 Elaborazione CDP su dati Eurostat